Brevi note sul nuovo trattamento contabile delle azioni proprie I riflessi societari e tributari

Ricci Alessandro

In un nostro precedente intervento su questa Rivista(1), avevamo manifestato più di una per- plessità sulle scelte che il Governo si accingeva a compiere in occasione del recepimento della Direttiva 2013/34/UE, con specifico riguardo al trattamento contabile delle azioni proprie.

Nel frattempo, quelle che allora erano delle semplici proposte o intenzioni del Governo – in quanto contenute in uno schema di decreto legislativo attuativo della Direttiva inviato al Parlamento per i necessari pareri delle competenti commissioni – sono divenute norme giuri- diche cogenti(2).

C’è da dire che, purtroppo, sullo specifico tema del trattamento contabile delle azioni proprie il Governo si è dimostrato insensibile alle critiche da più parti sollevate nei confronti delle soluzioni adottate e alle conseguenti richieste di modifica giunte dalle competenti com- missioni parlamentari(3).

Le perplessità che accompagnano lo “strano” trattamento delle azioni proprie non si limi- tano soltanto ai profili strettamente economico-aziendali e contabili, ma riguardano anche l’ambito più strettamente giuridico e, in particolare, la disciplina societaria e tributaria.

Il primo interrogativo riguarda la rilevanza o meno della riserva “negativa” collegata all’acquisto di azioni proprie nel computo del patrimonio netto rilevante ai fini dell’applicazione delle disposizioni di cui agli artt. 2446 e 2447 del codice civile.

In assenza di esplicite indicazioni da parte del Legislatore e tenuto conto di quanto invece espressamente previsto dal nuovo n. 11-bis dell’art. 2446 con riguardo all’analoga riserva negativa da valutazione al fair value degli strumenti finanziari derivati, sembrerebbe che, allo stato, al quesito non possa che essere data risposta affermativa.

Ricci, A. (2016). Brevi note sul nuovo trattamento contabile delle azioni proprie I riflessi societari e tributari, RIREA, n.1, pp. 164-168.