Aspetti generali ed esposizione di un caso pratico nella valutazione dei marchi

Corteselli Emilio, Bongarzone Luciano

Come è noto, un marchio aziendale è costituito da una denominazione, un emblema od un logo, che viene applicato al prodotto di una determinata impresa allo scopo di contraddistinguerlo da prodotti similari di altre imprese, indicandone la provenienza industriale e/o commerciale. Sotto il profilo giuridico il nostro ordinamento riconosce tre tipologie di segni distintivi: a) il marchio, segno distintivo di prodotti e servizi; b) la ditta, segno distintivo dell’impresa; c) l’insegna, segno distintivo dei locali nei quali l’impresa viene esercitata. Fra i suddetti segni distintivi il marchio è certamente il più importante, soprattutto se si tratta di marchio registrato. Esso assolve ad una funzione distintiva alla quale è direttamente correlato un corrispondente diritto di utilizzo in esclusiva. La natura esclusiva del diritto è essenziale ed intrinsecamente connessa alla funzione del segno distintivo: qualora infatti il diritto di utilizzo del marchio non fosse esclusivo, lo stesso potrebbe legittimamente essere utilizzato da una pluralità di soggetti e pertanto verrebbe meno la sua funzione distintiva. L’adozione di un marchio da parte di un’impresa è un procedimento lungo ed oneroso che va dalla creazione e registrazione del segno alla sua successiva pubblicizzazione, utilizzo ed affermazione sul mercato. Questo processo normalmente richiede dei tempi alquanto lunghi, nonchè l’investimento di notevoli risorse da parte dell’azienda. Dal punto di vista economico, essendo soltanto un segno grafico, il marchio rappresenta un’entità priva di valore in sé se non è conosciuto dai consumatori. Il reale valore di un marchio infatti è determinato unicamente dal suo accreditamento sul mercato ossia dal positivo apprezzamento del pubblico riguardo alle caratteristiche dei prodotti contrassegnati dal marchio stesso, il che nella sostanza si traduce in una capacità di vendita dei prodotti stessi. […]

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