Editoriale n.2/2017

Coronella Stefano

Nell’Editoriale dell’ultimo numero della Rivista ci siamo brevemente interrogati sull’efficacia della riforma introdotta con il D.Lgs. 139 del 18 agosto 2015 in relazione al miglioramento dell’informativa di bilancio.

Se da un lato tale riforma ha ulteriormente “frammentato” le tipologie di bilancio sog- gette a pubblicazione (oltre al bilancio in forma “ordinaria” e a quello in forma “abbrevia- ta”, abbiamo adesso anche il bilancio in forma “ridotta”), dall’altro il bilancio in forma ordi- naria si è avvicinato alla logica dei principi IASB. Ciò mediante l’introduzione di una serie di innovazioni sul trattamento di alcune immobilizzazioni immateriali, dei crediti e dei debiti, dei derivati ed altro ancora, oltre alla previsione del rendiconto finanziario come documento obbligatorio.

Con questi interventi sono state modificate alcune norme ampiamente consolidate nella tradizione italiana e che si rifanno alla migliore dottrina ed alla prassi contabile che si sono stratificate e strutturate a partire da oltre un secolo fa. Peraltro, tale “avvicinamento” tra la disciplina nazionale ed i principi IAS-IFRS, in atto ormai da numerosi anni, è estremamente lento e faticoso.

Proprio da questa considerazione vorremmo operare alcune riflessioni. Il problema di fondo è rappresentato dalla diversa finalità che il bilancio ha sempre rivestito e riveste in funzione delle due “visioni” (nazionale ed internazionale) del fenomeno.